Anno nuovo, vita vecchia: Ecco qualche film che ho recuperato nel mese di Gennaio, con i relativi commenti.
The Guest
Adam Wingard è un gran furbacchione. Insieme al suo gruppetto di amici, continua a fare quello che più gli piace: riportare gli anni '80 al cinema. Nei suoi precedenti lavori, che vanno dai due VHS fino a You're Next, ha sempre dimostrato una sana passione nel cinema di genere, e la sua più grande fortuna sarà quella di aver trovato un gruppo di amici come lui. Gente come Simon Barret, Joe Swansberg e Ti West diventeranno inseparabili da lui, che facciano i co-sceneggiatori, le comparse o semplicemente presenziare nel set come rompiscatole personali. The Guest è l'ultimo lavoro di Wingard, e tratta di una famiglia composta da padre, madre, figlia grande e figlio piccolo. Ci sarebbe anche il primogenito, che però non è più tornato dalla guerra. Un giorno, si presenta alla porta Dan Stevens, che dice di essere il compagno d'armi del loro figlioletto, e pian piano si piazza all'interno della famiglia, diventando il miglior amico di tutti, pestando i bulli che maltrattano il ragazzino, aiutando il padre ad ottenere un posto migliore a lavoro e così via. Il problema è che i suoi metodi sono a dir poco ortodossi. Ma come mai li vuole aiutare? Nella seconda metà del film arriva qualche risposta, e si assume una piega action, fino al finale (..un pò scontatuccio, a dir la verità). Innovativo? No. Ben ritmato? Assolutamente si. Per una serata spensierata verso chi vuole un'atmosfera anni '80, nella musica e nelle location. VOTO: 3/5
Filth - Il Lercio
James McAvoy (il giovane Xavier degli X-Men) è protagonista di questo film diretto da John S. Baird, ma più di tutto vi basterà sapere che è tratto da un libro di Irvine Walsh, l'uomo dietro Trainspotting. E in effetti si vede abbastanza. Il nostro protagonista, Bruce Robertson, è un poliziotto scozzese che punta alla promozione, e se vuole arrivarci deve risolvere il caso di uno studente giapponese pestato a sangue da dei teppisti sotto un ponte. Il problema sarà arrivare prima dei suoi colleghi. Una trama normale in fin dei conti, ma come potete aspettarvi, l'impostazione sarà colma di monologhi, visioni, allucinazioni, e stacchi surreali. Robertson non è un poliziotto comune - scopa qualunque cosa respiri, picchia senza trattenersi, sperimenta tutti i tipi di droga e non ha un briciolo di tatto. Ma và detto che ha anche parecchi scheletri nell'armadio, che non vado a spoilerarvi per non rovinarmi la visione. Sicuramente un film diverso, ben interpretato, e anche divertente. VOTO: 3,5 /5
Cosmopolis
Il primo cinema di David Cronemberg è stato uno dei miei preferiti. Da Il demone sotto alla pelle, fino a History of Violence si può dire che mi sia piaciuto tutto. E perchè no, anche La promessa dell'assassino poteva avere un suo perchè. Ma ora questa nuova pelle, non sò se mi sconfiffera più di tanto. A Dangerous Methods era sicuramente un film particolare come Spider, ed entrambi trattavano di malattie mentali, rinunciando all'effetto speciale, e puntando invece a lunghe conversazioni da seguire attentamente. Chi cerca cinema impegnato lo trova di sicuro con il nuovo Cronenberg. Ma questo Cosmopolis proprio non mi và giù. Robert Patterson (Twilight) è un tizio con i soldi che gli escono dal didietro. Un ora e quarantacinque minuti assistiamo al suo modo di passare la giornata - vale a dire in limusione. Sono poche le scene al di fuori del veicolo, ovvero quando parla con la sua pseudo moglie (in un bar, in una libreria), quando và dal barbiere, e quasi l'ultimo terzo di film. E nella prima ora vediamo la lentissima presentazione di questo personaggio, ricco e intelligente, ma anche profondamente noioso. Non ha quell'intelligenza che costringe lo spettatore a sentirlo parlare, anzi, paradossalmente sono più i suoi difetti ad interessarci, come la sua mania di compiersi una visita ospedaliera al giorno (in limo anche quella), le ragazze che si sbatte, e il rapporto freddissimo che ha con la moglie. Noia pure anche perchè è freddo lui stesso, con le uniche due espressioni che Patteson è in grado di fare. E che dire della parte finale, dove un ex-dipendente scontento che non si sà cosa vuole, ( interpretato da Paul Giamatti ) potrebbe ucciderlo e invece finiscono nel limbo più totale? Cosa rimane alla mente dello spettatore nei titoli di coda? Frasi ricorrenti come "Devo sistemare il taglio", e "La mia prostata è asimmetrica" , che vengono ripetute nei momenti più fuoriluogo possibile. Sarò stupido io, non capirò niente di cinema o semplicemente non era il momento di vedere questo film, specie dopo 9 ore di lavoro, ma per ora non penso che lo rivedrò. VOTO: 2/5
The Babadook
Ecco invece quello che ritengo un autentica sorpresa. Un film piccolo piccolo, con un cast ristrettissimo, pochissimi effetti speciali, molto dialogo, ma che mi ha fatto quasi cambiare le mutande. Babadok mi sembra che voglia dire "uomo nero" in russo o qualche altra lingua, (dovrei controllare ma non ho voglia), ed essenzialmente, è di questo che tratta il film, una moderna rivisitazione dell'uomo nero, in chiave domestica mille volte più efficace del vecchio film prodotto da Sam Raimi nel 2004 - Boogeyman. Nella trama,abbiamo Amelia, una mamma quarant'enne che ha perso il marito in un incidente stradale, e non fa che ripetere l'incubo tutte le notti. Nell'altra stanza, c'è quella cappella di suo figlio, che -per la cronaca, è nato la sera dell'incidente, visto che stavano andando all'ospedale per farlo nascere. Il ragazzino, Samuel è ovviamente un piccolo piantagrane, e fa di tutto per incasinare la vita della madre, già stanca di suo nel lavorare in una casa per anziani. Una sera, salta fuori uno strano libro, Babadok, per l'appunto, che vede questo fantasmino che vuole farti visita. Samuel impazzisce per quel libro, e inizia a preparasi di conseguenza, portandosi armi a scuola, provocando danni ad altri ragazzini ed in generale, a far impazzire la madre. Nei primi 20 minuti non vedevo l'ora che Samuel si levasse dalle scatole in quanto è veramente odioso come pochi. Quando la mamma Amelia arriverà agli estremi, brucierà il libro e tirerà un sospiro di sollievo... Ma a metà film il libro ritorna, leggermente diverso nelle illustrazioni e portatore di un futuro mica tanto roseo per il duo. Seconda parte tutta di tensione, con 2-3 effetti digitali e molti effetti sonori. Essie Davis (Amelia) è bravissima e tiene tutto il peso del film sulle spalle, mentre la regista Jennifer Kent (esordiente?) mette in scena una seria ghost story che alla fine non sarà originalissima (le copiareccie da Nightmare e simili sono sempre dietro l'angolo) ma cacchio se fa effetto. Vedete, servono più film come questo e meno Paranormal Activity... VOTO: 4/5
Don Jon
Joseph Gordon Levitt è uno che pian piano stà diventando famoso. Specie dopo i lavori con Christopher Nolan. Quello che non sapete, è che ha tirato fuori pure questo film in veste di scrittore, sceneggiatore, regista e protagonista. E che c'è pure la Johasson. Insomma una cosa che ha voluto fortemente, penserete voi. E di cosa tratterà mai? Semplicemente lui è il Don, ovvero un fighetto, un maschio alpha, tutto perfettino con la sua palestra, il suo gruppo di amici, la sua famiglia, la sua chiesa, e il suo porno. Il problema è che non riesce a trovare l'amore. Ogni settimana è talmente figo che riesce a farsi una ragazza diversa, tutte "da 8 e mezzo in su", come dice lui. Eppure quando ha fatto, non è mai così bello come quando si mette davanti al portatile a masturbarsi su qualche video zozzo. Come immaginate incontrerà la Johasson e...non vi dico se finisce bene o no. Curiosa la partecipazione di Julianne Moore, comunque. Per me, rimane divertente solo il montaggio della scena dove elenca i pregi di un video porno rispetto ad una vera notte di sesso con una ragazza reale. E perchè no, anche quando porta Scarlet Johasson al cinema, con il finto film con Channing Tatum. Per il resto è abbastanza stupidino e dimenticabile. VOTO: 2,5 /5
The Wolf of Wall Street
Ecco, adesso capisco molte cose riguardanti i casini della notte degli oscar, con tutti quei battibecchi per Di Caprio e McConaughy. i Lupi di Wall Street è un ennesimo goal del duo DiCaprio-Scorsese. Due ore e quarantacinque minuti che possono spaventare, ma che in verità non si sentono minimamente. La vita di Jordan Belfort, da piccola nullità a brooker di Wall Street a ultramiliardario potentissimo, raccontanta come una commedia americana. Momenti esilaranti da ricordare, come DiCaprio che insegna ai suoi colleghi come vendere telefonicamente "lammerda", i litigi con la moglie, le insabbiature a lavoro su come passano il tempo, il papà Mad Max, e sopratutto il momento della paralisi celebrale dovuta a della droga scaduta, con successivo salvataggio di Johna Hill, di nuovo più sovrappeso che mai. Un film da vedere assolutamente, un pò biografico, che miscela dramma e comicità con estrema intelligenza. Penso che un LeoDiCaprio così non l'avete mai visto comunque. VOTO: 4,5 /5
Rosewood Lane
Eh niente, Victor Salva non ce la fa. Clownhouse era così così, come Powder, tra l'altro, poi con i soldi di Coppola ha tirato fuori una notevole creatura come Jeepers Creepers, ma dopo di quello è tutta aria fritta. Viene da pensare se sia stato un caso. A questo punto non lo voglio più un terzo capitolo, visto le porcherie che mi son subito negli ultimi anni. Cose come DarkHouse ma anche come questo Rosewood Lane, che mi aveva attratto per lo più dal rivedere un altro horror con Rose McGowan. E mi sono scottato. La McGowan lavora in un programma radio, ed eredita la casa del papà, che è morto cadendo giù per le scale. Un papà del quale non aveva proprio buoni rapporti, per dirla tutta. Il problema si presenta quando scopre che nel quartiere gira un ragazzino in bici che entra tranquillamente dentro le case per...bhò... Non regge e basta. Finale comico. Rose McGowan sprecata,e un cameo di Lin Shaye abbastanza inutile. VOTO: 1,5 /5
Ouija
Un film semplicistico scritto da un effettista della scuola di Stan Winston e sua moglie, realizzato in collaborazione con la Hasbro al fine di rilanciare le tavolette Ouija. Poteva fare uno spot di 30 secondi con una famiglia stile mulino bianco che evocava il demonio per raccontarsi barzellette, e invece ha girato un ora e mezza di film, paradossalmente senza effetti speciali (a parte un velocissimo make up di Halloween nell'ultima parte), e con un paio di omicidi alla Final Destination. Anche qui, cameo di Lin Shaye, come Rosewood Lane, con la differenza che almeno qui serve alla trama. Una ragazza gioca con tavoletta Ouija e la trovano impiccata. La sorella con un gruppo di amici ha la brillante idea di fare lo stesso gioco per evocarla e capire perchè si è ammazzata. Ma chiameranno lo spirito di una bambina e sua madre che...inutile spoilerare per quei 4 gatti che vogliono "godersi" il twist finale. Comunque non se ne può più de stì spiritelli che urlano a tradimento con le bocche allungate. Film scemotto per una serata scemotta. VOTO: 2/5
The Sheperd - Pattuglia di confine
Film Direct-to-video per Van Damme, ormai datato 2008 che ho preso 6 mesi fa in dvd a 3€ e mi sono ricordato di vedere. Nonostante JCVD ci prova e qualche momento all'inizio fa ben sperare, si può dire che è na cagatina televisiva. L'inizio non è male, lo sbirro Van Damme arriva in una cittadina al confine col Messico, fa quasi subito una rissa in un pub con in sottofondo la stessa musichetta nella rissa al bar su Desperado, poi compare sua figlia (Bianca Van Varenberg), un inseguimento con sparatoria annessa, un paio di calci volanti di Scott Adkins, e nulla più. Poteva essere una specie di The Last Stand ma con Van Damme al posto di Schwarzenegger, e invece no, l'ennesimo prodotto tivù. In particolare deludente il confronto finale tra Adkins e JCVD, realizzato con rallenty e trovate simili. Ma il regista Isac Florentine viene dagli episodi dei Power Rangers, quindi... VOTO: 2/5
The Woman in Black
Questo è dal 2012 che devo vederlo. Principalmente l'unico motivo che mi spingeva, era vedere finalmente qualcosa di nuovo prodotto dalla Hammer, una delle più grandi case di produzioni del genere horror. E la firma c'è. Essenzialmente the Woman in Black, è il remake di un film del 1989 (che non ho avuto modo di vedere), e tratta la storia della Donna in nero, ovvero il fantasma di una donna morta dopo aver perso suo figlio, e che non si limita ad infestare una casa, ma bensì tutta la cittadina, prendendosela con i bambini altrui, e facendoli suicidare nei modi più cattivi. Su questo scenario, arriva Arthur, interpretato da Daniel Radcliffe, che finalmente ha tolto i panni di Harry Potter, e si scopre fan del genere horror (l'anno scorso con Horns di Aja),mettendocela tutta verso un film completamente incentrato sull'atmosfera. Una prima parte è anche abbastanza lenta, ma nel mezzo si sveglia, mette in mostra i soliti trucchi del manuale del ghost movie in maniera abbastanza efficace, e lascia con un finale agrodolce. Solo quando finirà il film vi accorgerete che fin dalla prima scena, avete visto un sacco di bambini morti, ed è allora che vi renderete conto della cattiveria di fondo. VOTO: 3/5
E anche questo Gennaio è finito. L'anno nuovo non è iniziato proprio bene, ma come sempre ci sono i film a tirarmi su il morale.
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