sabato 10 febbraio 2018

|Recensione| Hellraiser - Judgement (Perchè è facile giudicare)

Hellraiser è una tappa obbligatoria per ogni appassionato di film horror che si rispetti. Vedere il primo film di Clive Barker è simile ad avere un incubo molto fantasioso, di cui il giorno dopo ti ricordi tutto e vuoi raccontarlo a qualcuno. Nulla da spartire con i seguiti.
Come sappiamo infatti, il quarto capitolo della saga è un vero spartiacque: separa un certo tipo di film, quelli realizzati per la distribuzione cinematografica da quelli invece che saranno diretti al mercato del videonoleggio. Se vogliamo, a partire dal capitolo numero 9,"Revelations", abbiamo un ulteriore separazione, ovvero una nuova generazione di sequel SENZA l'attore icona della saga, Doug Bradley, l'uomo che è stato sotto il make up di Pinhead per 21 anni. Adesso, a partire da questo Febbraio 2018, la saga si aggiunge di un nuovo capitolo: Hellraiser Judgement.



C'è da dire che ormai in italia hanno rinunciato a distribuire questa roba già dal 2008, infatti non hanno mai raggiunto i nostri scaffali i capitoli Hellworld, Revelations, e persino Deader era arrivato solo sulla tv via cavo per sparire miracolosamente come un ombra alla luce del sole.
Questi film ovviamente, non sono capolavori - e qualcuno non è nemmeno sufficiente, e la colpa è sempre per le stesse cose: budget irrisori di cui si realizzano anche 2 capitoli alla volta (come il caso di Rick Bota con Deader ed Hellworld), location poverissime (spesso in Romania o Bulgaria), cast di attori emergenti, che ovviamente dicono "SI" solo per dire "Ho recitato in un film di Hellraiser", come probabilmente ha fatto Henry Cavill, oggi nuovo Superman, ma 10 anni fa impalato come uno stronzo da un cenobita, e così via.


Se l'anima di Hellraiser è di Barker e il corpo di Doug Bradley, c'è da dire che lo spirito è sicuramente di Gary Tunniclife, il make up artist che è subentrato negli effetti speciali del quarto film della serie, Bloodline, sostituendo Bob Keen, che aveva lavorato nei tre film precedenti.
Oggi nonostante anima e corpo hanno lasciato da un pezzo questa serie, rimane lo spirito di Tunnicliffe, l'unico che si impunta e si dedica per realizzare qualcosa di decente anche con i pochi mezzi disponibili.
Revelations, diretto da Victor Garcia (Mirrors 2) è stato un disastro, è vero, ma non tanto per la trama che alla fine riproponeva i punti salienti del primo capitolo, quanto più che altro per lo shock nel vedere un nuovo Pinhead (Stephan Smith-Collins) in una tuta di lattice chiaramente di qualche taglia più grande, oltre al fatto che non aveva minimamente le capacità mimiche per subentrare in quel ruolo, specialmente dopo aver visto Bradley per tanto tempo.


Scusate, voi sareste? La gara cosplay è di là.
Eppure la Miramax / Dimension Films, e con loro i fratelli Weinstein, non si fermano assolutamente nel produrre sequel su sequel: hanno una clausola nel contratto per il quale se non sfornano un film entro un certo periodo potrebbero perdere i diritti su Hellraiser, pertanto finirebbe nelle mani di qualcun altro, e loro non vogliono assolutamente perdere il monopolio su una saga che nel bene e nel male, ha la sua schiera di fan pronta a spendere soldi, e per ovvie ragioni non importa minimamente a nessuno che sia un buon film. Ci hanno provato una decina d'anni fa, a ricontattare Clive Barker, e anche registi di livello appena un pò più alto, come Pascal Laugier (Martyrs), Patrick Lussier / Todd Farmer (regista e sceneggiatore di San Valentino di Sangue 3D, Drive Angry), Alex Bustillo & Julian Maury (l'ultimo Leatherface), e così via, ma i Weinstein sono i tipi che impongono quell'attore, o quella scena silurando tutti coloro che non sono d'accordo. E quando i tempi stringono, ecco che esce Revelations, film girato in 10 giorni. E si vede. La mia personalissima opinione su tutta la saga l'avevo espressa qui.

JUDGEMENT

"L'arrivo di Judgement potrebbe cambiare qualcosa". Pensavo tra me e me. Gary Tunnicliffe in persona, dopo 6 film, si prende talmente a cuore Pinhead da scriverne soggetto e sceneggiatura, da dirigerlo e persino interpretare uno dei personaggi. Si risparmia un bel pò di soldi in questo modo. Sui social scrive a tutti noi "ragazzi, dateci una possibilità".
I fan l'avrebbero visto comunque, ma se un uomo arriva a dire una frase simile, dimostrando tutta la sua umiltà, significherà pur qualcosa.
Ci presentano il nuovo Pinhead, Paul Taylor, e anche lui via twitter sembra entusiasto. Nel trucco sembra qualcosa di molto diverso dal precedente, molto più rozzo, ma allo stesso tempo più vicino allo spirito dell'originale. E' incredibile come lo stesso makeup possa rendere così diversamente a seconda dell'attore.



Mentre giravano il film Tunnicliffe la sparava grossa, dicendo che "Paul T. Taylor ha la stessa presenza scenica di Peter Cushing e Ralph Fiennes". Calma eh, che così ci alzi un pò troppo le aspettative.
Qualche mese fa il trailer, che però nonostante mostri un sacco di carne al fuoco, probabilmente tutta, lascia intravedere tutta la povertà della realizzazione.
Cosa pensare?

LA TRAMA

La narrazione gira intorno ai fratelli Carter, Sean e David, due poliziotti che stanno seguendo il caso di un pericoloso serial killer, che lascia sulle scene del crimine macabri indizi e messaggi religiosi. Come se non bastasse, arriva una nuova poliziotta sul caso, Christine Lanning, per aiutare nelle indagini, ma con il secondo scopo di tenere d'occhio il più grande dei due fratelli, in quanto ha un passato da soldato, ma anche da alcolista. E la vita del povero Sean Carter non è il massimo: si scorda il compleanno della moglie, incubi ricorrenti, poco sesso. Che accidenti c'entrano i cenobiti in questa storia? C'entrano fin dall'inizio, anche loro con una rinnovata voglia di ricerca e perfezione: sono stanchi del cubo di LeMarchand, in quanto i peccatori (giustamente) non è che cercano sempre di risolvere quel maledetto puzzle, specie nel 2018, in mezzo agli smartphone e internet. Ecco, gli smartphone sono un punto fondamentale per questo film.

LA RECENSIONE

Parliamoci chiaro: il film si apre con un presupposto decisamente interessante - La voce di Pinhead ci dice che il cubo è obsoleto, una reliquia inutile. Occorre un nuovo metodo per giudicare i peccatori, e qui entra in scena Gary Tunnicliffe, con questo nuovo personaggio, il Giudice, che "se permette, ho un idea che potrebbe funzionare". Viene inviata una lettera ad un certo Sig. Waitkins, con la promessa di una grande ricompensa se si reca al 55 di Ludovico Street. Da solo. Non avendo nulla da perdere, con una bella inquadratura, quando il primo piano della lettera viene abbassato, siamo già sul posto, con una bella illuminazione gialla/blu. 



Ma una volta dentro cominciano i dolori. La vittima è legata su una sedia, con degli aghi alle braccia, collegata ad una macchina da scrivere. il Giudice arriva, si presenta, e inizia a chiedere i peccati, battendo a macchina con il sangue della vittima. Attenzione a non mentire, lui conosce già tutto. E diciamolo da subito, non è male il personaggio di Tunnicliffe (c'è proprio lui sotto al makeup), è uno scribacchino, ma con un carisma notevole, specialmente quando parla. Dopodichè arriva l'assessore (John Gulager, il regista della trilogia di Feast e Piranha 3DD), che si mangia i fogli conditi con delle lacrime di bambini.



Per poi vomitarli in un imbuto. Il vomito finisce nell'altra stanza dove tre mignotte gnocche ma sfigurate se lo mangiano per dire al giudice se "colpevole" o "non colpevole". Si, non ho capito bene nemmeno io come accidenti funziona sta cosa. Ovviamente il tizio, in quanto un porco pedofilo, è colpevolissimo, e la ricompensa è la morte. Si finisce su un tavolo dove "Il chirurgo" terminerà il processo. 



Alla fine tutto a un senso. Dove cazzo è Pinhead? Sta seduto al buio nella stanza accanto, come  Michael Keaton all'inizio di Batman Returns. C'è anche un altra stanza dove qualcuno esagera con la luce, ma ci arriveremo. Titoli di testa, dopo 6 minuti. Anche quelli fatti con la macchina da scrivere. E colpisce più di tutti il fatto che tra i produttori per la prima volta ci sia solo "Bob Weinstein" e non il fratello Harvey, ora fuori dal mondo del cinema per via di tutti quei casini sulle molestie sessuali. Ecco potevano scritturare lui tra le vittime. Comunque, cosa possiamo dire? Che la prima cosa che colpisce all'occhio è la poverissima location, decisamente spoglia, rozza, ma non proprio priva di fascino. Però solo la soffitta del primo film era mille volte più claustrofobica, come mai? E poi anche colori sono tutti sballati, caldi si, ma virati alla ruggine. Serve tutto per mascherare, in fondo lo facciamo tutti noi giovani filmaker, ma perchè allora fa così male agli occhi?

IL PECCATO ATTIRA I PECCATORI

E infatti quando sono finiti i titoli, si passa a questa detective story, con i tre poliziotti alla ricerca del serial killer, come se fosse un altro film. Regia più televisiva, come una puntata di CSI, o Dexter, ma se vogliamo dirlo, i due omicidi mostrati non sono neanche tanto male. C'è un cadavere che "partorisce un cane", che in effetti è una cosa abbastanza nuova, o una serie di mani mozzate da una dozzina di bambini in un parco giochi che stringono bulbi oculari e denti. Insomma nella prima mezz'ora non è che Tunnicliffe ci va tanto per il sottile. Poi però c'è la mezz'ora centrale, tutta per approfondire la storia dell'agente Carter, il soldato - l'agente Carter l'ubriacone- che finisce nella casa di Ludovico Street, dove riesce magicamente a fuggire. In quel momento infatti, l'assessore di Gulager finisce per strozzarsi con i fogli, chissà come mai. Il mistero non è fittissimo, anzi a metà film non ci vuole un genio per sapere come finirà, ma proprio nell'ultimo atto diventa un vero film di Hellraiser con il cubo, catene, uncini, e monologhi di Pinhead.



Cosa posso dire di questo Pinhead. Il trucco è validissimo, non ci piove. E Paul Taylor è infinitamente due spanne sopra il precedente Smith-Collins. Ci regala anche un pizzico di ironia, quando davanti ad un pluriomicida prima zittisce una coppia con il peccato di adulterio, e poi a sorpresa li toglie di mezzo con il commento "dilettanti". Per il resto, ci regala sempre le solite frasi che vogliamo sentire, che LUI è la sofferenza, come osate parlare del male, bla bla bla, è vero, ma sono sempre le cose che vogliamo sentire.
Altra ironia molto sottile con il coroner che trova un iphone in gola ad una vittima, e suggerisce ai detective di seguirne il segnale gps per vedere dov'è morta. il dialogo che segue faceva circa così:
-"E' un peccato.
-"Vero, aveva solo 21 anni." 
-"No è un peccato per il telefono, è un Iphone7. Io ho ancora il 4. Questo funziona ancora". 
Per dire.
Altre cose piacevoli quando si mostra Heather Lankenkamp, la Nancy di Nightmare, visibilmente invecchiata, che compare per aprire la stanza di un albergo, con l'incredibile tempo su schermo di 20 secondi e 3 battute. E il suo nome è persino nei titoli di testa. Compaiono anche Chatter e le due gemelline dai capitoli prededenti, ma senza nessun valore alla trama, solo come contentini.



Sulla sceneggiatura insomma ci sono anche cose carine, ma che secondo me non rimangono troppo impresse, che sia una citazione di Charles Dickens, o della bibbia. Nulla a che vedere con la vera essenza della sofferenza che traspariva nei primi due film.

CONCLUSIONE & RIFLESSIONI:

Impossibile dare un voto pensandolo come un film da cinema: E' un prodotto televisivo, come un film dell'Asylum, pertanto è inutile arrampicarsi sugli specchi. Con certe premesse non può essere ai livelli della roba con il quale siamo abituati. Bisogna partire da livelli più bassi, ai livelli dell'amatoriale. E' ovvio che con più soldi poteva sicuramente dare di più. Questa volta abbiamo un film che vuole provare qualcosa di diverso, senza allontanarsi troppo dai canoni delle storie di Hellraiser, quindi sempre in mezzo a poliziotti e peccatori, eppure qualcosa cambia. Pinhead si rende conto che la tecnologia ha cambiato tutto, il cubo è rudimentale, e vanno presi provvedimenti. Dopo è ovvio, è pieno di tocchi pessimi, come le musiche, assolutamente terribili, o inquadrature così strette da innervosire, ma è palese che sono fatte per mascherare la povertà delle scenografie. Il peccato più grosso però è il finale. Lì casca l'asino. Mettere in mezzo personaggi celestiali fa più Hellblazer che Hellraiser, ed è un azzardo, secondo me andato male. L'ultima inquadratura poi è talmente scombinata, che vi farà chiedere "Perchè?". E' troppo, signor Tunnicliffe, era materiale per due film, non da incastrare in un ora e 17 minuti.
A questo punto bisogna pensare: O con gli stessi soldi allungano il brodino e realizzano una serie televisiva, così mantengono i diritti, accontentano i fan di Pinhead, e chi non apprezza la serialità vive lo stesso in pace, oppure fanno il grande salto, mettono più soldi sul piatto, e prendono un regista che faccia anche da sceneggiatore tipo Don Coscarelli Alexandre Aja / Rob Zombie, se vogliono i Big Name, ma anche Steven C. MillerAdam Wingard o Ti West giusto per spararne alcuni, per realizzare un prodotto per il cinema. Ma la migliore di tutte è che perdessoro i diritti, e li comprasse un Jason Blum della situazione. Checazzo. VOTO: 2.5 /5 Ma se siete abituati ai prodotti direct-to video, mezzo punto in più tranquillamente.

11 commenti:

  1. Dal trailer mi ispira, di certo non può essere uno scempio come Revelations, anche il nuovo Pinhead mi sembra valido, boh vedremo dai, pur non essendo tra le mie saghe preferite, Hellraiser è comunque un cardine per i cinefili horror quindi una possibilità gliela si concede sempre, poi come trama mi ricorda il 5 che effettivamente è stato l'ultimo capitolo di qualità della saga, quel mix di horror e poliziesco era molto ben gestito.

    RispondiElimina
  2. Si, è comunque meglio di Revelations. Un pò diverso dagli altri, si prende qualche libertà.

    RispondiElimina
  3. Non so. Adoro il primo e il secondo. Poi via via calando per una saga e dei personaggi che meritavano ben altra sorte cinematografica. Spero con tutto il cuore che un giorno possa trovare un produttore e un regista che vogliano ricollocare il brand dove merita di stare : tra le vette del genere.
    Ottima recensione come sempre.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me l'unico modo è che il signor Bob Weinstein ceda i diritti. Tanto non impiegherà mai un capitale a disposizione di un film horror che tratti materiale per una piccola fetta di adepti. Meglio spendere i soliti 300mila dollari e rifarli con gli interessi sui dvd/bluray. E se succederà, l'unico che mi viene in mente è proprio la Blumhouse di Jason Blum, che lascia massima libertà all'autore/regista di fare come crede con il proprio film. In fondo ha distribuito roba di James Wan, Rob Zombie ed Eli Roth quando nessuno voleva farlo...

      Elimina
  4. Premesso che per me Hellraiser si ferma al terzo capitolo (e tutto il resto è noia) e qui si respira forte l'aria povera del DTV, ma la scena iniziale col The Auditor, Gulager e quel bizzarro processo infernale è qualcosa che fa veramente stringere lo stomaco. Nel senso, du spicci ma spesi bene in cattiveria e inventiva. Dopo vabè, sembra una puntata di CSI con gli uncini.

    RispondiElimina
  5. Secondo me anche il 4 è un buon prodotto che chiudeva definitivamente l'epopea di Pinhead, poi hanno voluto continuare con quei filmetti apocrifi anche se a onor del vero il 5 è un valido thriller a tinte horror

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo, fino al 5 era una saga che meritava anche se IMHO non ha mai raggiunto i livelli di saghe più illustri come Halloween, Venerdì 13 o Nightmare o anche altre, ma diciamo che fino a li valeva eccome, dopo ce stato il calo clamoroso, speriamo bene per questo Judgment

      Elimina
  6. PS Ho scoperto una cosa su jeepers creepers 3, te la spiego meglio nella apposita recensione che hai fatto del film ;-)

    RispondiElimina
  7. Secondo me se ci si fermava a Hellraiser II era meglio

    RispondiElimina