mercoledì 30 settembre 2015

|Recensione| The Green Inferno


Finalmente, dopo ben 2 anni, siamo riusciti a vedere nelle sale italiane l'ultimo film di Eli Roth. Insomma, era l'ultimo nel 2013, nel frattempo ha prodotto Clown, e tra poco uscirà Knock Knock con Keanu Reeeves, giusto per dire che non è un tipo che sta proprio fermo...
Green Inferno è un film che ha fatto discutere parecchio due anni fa, e che sta facendo discutere parecchio tutt'ora: in questi giorni infatti, si sprecano le critiche sui social network, e fa piacere vedere che il pubblico è spaccato in due, chi lo trova una cazzata disarmante, chi invece un ottimo film.
Come sempre in questi casi, io mi trovo nel mezzo. Eli Roth era un giovane che nel 2002 non sapevo proprio dove piazzare. Cabin Fever mi era sembrato un filmetto decisamente stupidino, ma in italia era uscito nel 2003 insieme a cose come Freddy Vs Jason e il remake di Non Aprite quella Porta. Quindi è stato facilissimo dimenticarsene.
Rivedendolo, posso dire che continua ad essere un filmetto stupidino, con dialoghi idioti come i loro protagonisti, ma che comunque aveva qualcosa da dire. Un film sul contagio, sull'isolamento e sulla paranoia. Temi che magari sono stati proposti mille volte meglio da gente come Romero e Carpenter, quindi Eli Roth che cacchio c'azzecca? Bhè è uno che ci prova. L'ho conosciuto di persona, ed è esattamente il tipo di persona che ti aspetti vedendo i suoi film.


E' un nerd, uno che ha visto tanti, tantissimi film, adora parlarne e farlo sapere, tramite le magliette che indossa e interviste varie, e che allo stesso tempo gli piace divertirsi, probabilmente adora le discoteche, la musica a livelli altissimi, i cocktail e ballare con ragazze in bikini. Ma non sono le cose che piacciono un pò a tutti?
Da Cabin Fever ai due Hostel fino a Aftershock (dove scrive, recita, produce ma NON dirige), siamo sempre sullo stesso canovaccio. Non importa se uno tratta di contagio, uno di torture e un altro è un disaster movie con un terremoto, no. In tutti i suoi film la trama è la stessa. Ci sono i giovani, amanti dell'avventura e poco intelligenti, tutti spiritosi, spesso con il chiodo fisso del sesso, che partono per fare un viaggio -che sia un weekend in una baita, o in Cecoslovacchia, o in Cile o in Amazzonia. E la vacanza da tanto bello che era, diventa improvvisamente 'nammerda. Ecco le trame dei film di Eli Roth. In mezzo deve esserci un pò di splatter artigianale, qualche tocco volgare come vomito o escrementi (dopo tutto è stato nella Troma di Kaufman, no?) ed ecco fatto.



La gente che ha visto i suoi film e dice "mi aspettavo di più da lui" oppure "Mi ha deluso di brutto", non capisco davvero cosa si aspettava. E' quello Il suo marchio, e quando farà un film completamente diverso, senza personaggi o storie di questo tipo, sarà davvero quello più strano a primo impatto, che potrebbe deludere sul serio, o far applaudire i detrattori (sarà Knock Knock?).
In The Green Inferno il pretesto è il genere Cannibal movie, un sottogenere diventato famoso grazie ai nostri Ruggero Dedato (Cannibal Holocaust, Ultimo Mondo Cannibale) e Umberto Lenzi (Cannibal Ferox). Roth si è sempre dichiarato un amante del cinema italiano, da Fellini a Lino Banfi a Bombolo a Gloria Guida ad Alvaro Vitali. E visto l'impronta in alcuni suoi film è impossibile non crederci, i camei di Deodato, Luc Merenda e Edwige Fenech su Hostel 2 ne sono una prova, così come la maglietta di Cannibal Holocaust che indossa in qualche foto dietro le quinte. 



E allora ecco il primo casino alla notizia dell'uscita di Green Inferno -pare che sia un remake non autorizzato di Cannibal Holocaust. Il Signor Deodato, rimasto amico di Roth dal cameo di Hostel 2, giustamente s'incazza un pochino. Ma ecco la smentita, Roth assicura che NON è assolutamente un remake, e che voleva avvertire lui per primo a Ruggero, ma si è ricordato solo giunto in Amazzonia, senza telefono, senza internet, e decise così di scrivergli quando tornava. Ma ormai il casino era scoppiato. Nel 2013 arriva al festival di Roma in una proiezione esclusiva, per gli italiani, ospiti sia Roth e Deodato, e i due fanno la pace, come testimoniano diversi video su youtube (esilaranti) dove si chiariscono e si raccontano a vicenda.



L'altro casino invece, è quello che si tiene tutt'oggi, con il film nelle sale, con quel bel "VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI" esibito come una medaglia sulla locandina. Il pubblico è stupido, lo sappiamo tutti, nessuno sa quello che vuole davvero. C'è chi giustifica il ritardo solo come un'infame mossa di marketing per aumentare la voglia di vedere il film, quando invece la pellicola è rimasta davvero senza un distributore, e alla fine in america l'ha presa quell'ingordo di Jason Blum, mentre in italia la neonata Midnight Factory / Koch media.
E' giusto il vietato ai minori? Per me si. Perchè mi sono rotto le scatole di trovarmi quindicenni che urlano, ridono e giocano ai videogiochi sul tablet mentre uno cerca di godersi il film. Che entrino solo i maggiorenni, che lavorano, studiano o che comunque pagano il biglietto perchè vogliono vedere la pellicola. Non i mocciosetti che spendono la paghetta di mamma e papà solo perchè non ha trovato l'amichetto in centro e il giochino ps4 costa troppo.
Ma il film com'è? Godibile, secondo me.

LA RECENSIONE:

Nella trama, Justine è una ragazza molto ingenua, che rimane scioccata durante una lezione sulla "circoncisione femminile" all'università, una pratica ancora in uso per alcune tribù in Amazzonia. Secondo lei è una cosa barbara, inutile, e quelle popolazioni andrebbero aiutate. L'occasione arriva provvidenziale, con un gruppo di studenti che intende recarsi sul posto per impedire il disboscamento, così da preservare l'ambiente e salvare quei poveretti. Intendiamoci, Justine è un personaggio che difficilmente potrebbe esistere nella realtà. Sei figlia di un pezzo grosso delle nazioni unite, fai l'università, hai tutto, vedi una lezione su una cosa che ti fa schifo, e decidi di imbucarti con gente che non conosci per fare una cosa del quale il minuto prima non te ne fregava niente. "Si, ma il tipo è carino" lascia pensare all'inizio, invece no, dimostra da subito che gli stai sulle palle, e allora ciao. Ma il film in qualche modo deve partire e allora ecco che giungiamo in Amazzonia, con un aereo piccino picciò. E, credetemi, i primi 40 minuti non c'è assolutamente nulla di horror, è tutta una lenta costruzione dei personaggi, proprio come in Hostel. Conosciamo un pò il gruppo, vediamo che c'è il tizio di Aftershock, il cicciotello, la stronza viscida e il capo, che poi è il personaggio più negativo di tutti. Ah, c'è anche lo strafatto, perchè in ogni horror deve esserci il giovane che fa uso di sostanze illegali, sennò...
Bhè la prima metà insomma è così, con stì ragazzi che si legano agli alberi e usano internet per trasmettere in diretta le ruspe che disboscano la giungla. Tutto va alla grande, missione compiuta.



La seconda metà, tutto crolla. Non vi dirò come e perchè, ma solo che inizia ad essere un cannibal movie dopo i primi tre quarti d'ora. Ed è la sagra delle citazioni. Ci sono scheletri legati nel centro della tribù come in Cannibal Ferox, dei cadaveri impalati sullo stile di Cannibal Holocaust, lo strafatto fa il giochino con le dita per calmare un cannibale come su Ultimo Mondo cannibale. Ma non finisce qui, No, c'è lo zampino di Roth, pertanto uno deve masturbarsi in pubblico, un altro vomita in slow motion, i cannibali a una certa saranno tutti strafatti, e non dimentichiamoci la scena più citata, con la biondina tutta carina che deve cagare e corre in un angolino calandosi le braghe sprigionando effetti sonori usciti direttamente dalla commedia pecoreccia italiana, con tanto di espressione alla Alvaro Vitali. Grazie, Eli, questo mi mancava.
Poi c'è lo splatter, ma non è nulla di speciale. Il primo omicidio è forse quello più feroce, con occhi cavati e lingua strappata, ma per il resto tutto già visto. Bruttissimi invece gli effetti al computer, che si contano su una mano, come le formiche digitali, una pantera piazzata su una roccia e poco altro.
A continuare le citazioni (volute o meno) si aggiunge il bambino, che vede in Justine qualcosa di più oltre ad una bistecca sanguinante, e da lì il solito finale americano con l'eroe/eroina che sia, che prende in mano la situazione (come i due Hostel).

LA CONCLUSIONE:

The Green Inferno è un film ok. Non è un capolavoro, assolutamente no, e decisamente non vale la metà di un Cannibal Holocaust. Lì il messaggio era domandarsi se sono più primitivi quelli che stanno là, o noi esseri civilizzati, con tutti i nostri confort. E il film non lasciava dubbi. Qui il messaggio è...Non andate in ammazzonia, studiate e fatevi i cazzi vostri, che i cattivi stanno sia quà che là. Alla fine è un film "sicuro", pure troppo buonista, quando il cannibal movie ci ha abituati alle peggiori efferatezze dell'uomo: qui non ci sono animali veri uccisi in nome dell'arte (vabbè, che frase del cazzo), non ci sono stupri, peni staccati a colpi di machete o enormi sassi infilati nelle vagine. No, The Green Inferno è il film sui cannibali che si meritano le generazioni di oggi. Poi se vogliono approfondire, Eli è stato così gentile da elencare nei titoli di coda i vari titoli da riscoprire (GIURO.)
Ah, c'è scritto anche "PER RUGGERO" in italiano a caratteri enormi. Leccata di culo, scuse formali al mondo intero, fate voi.
Roth secondo me non è assolutamente un "master of horror". Carpenter, Hooper, Romero, Argento, loro sono i veri maestri del genere. E' anche vero che ultimamente questi geni stanno sempre meglio in panciolle che dietro una macchina da presa, e quando si rimettono a lavorare, i risultati non sono più come quelli di una volta. Ma chissene frega. Loro non devono dimostrare più niente a nessuno, e noi, da bravi fan, continueremo a seguirli. Ma un domani, quando nuovi registi si presenteranno all'orrizzonte, ci saranno dei Masters of horror? Prima di loro c'erano Terence Fisher, Tod Browing, James Whale. Un domani? Un domani potrebbero essere Rob Zombie, Greg McLean, James Wan e pure Eli Roth. Il suo capolavoro secondo me ancora lo deve fare, come sceneggiatore non è un granchè, ma è innegabile che la macchina da presa la sà muovere, che non stà un attimo fermo, che muove il culo in giro per il mondo alla ricerca della sua visione,e che vuole fare film rozzi e sporchi come una volta. Perchè martoriarlo tanto? VOTO: 3 /5

CURIOSITA': Ah non c'entra nulla, la protagonista di Green Inferno, Justine, l'abbiamo già vista su AfterShock e la rivedremo nel prossimo Knock Knock. Si chiama Lorenza Izzo. Nuova musa del regista? No. Si sono proprio sposati!


ebbravo Eli!

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