giovedì 30 agosto 2018

|Che accidenti ho visto ultimamente?| Ruin Me, Scarecrows, Primal Rage, Big Legend, Husk, Welcome to the Jungle, The Meg, Zombie Shark, Downrage, Blood Feast, Vampire Clay, The End?

Agosto è finito, e con lui anche l'estate 2018. Inutile girarci intorno, la mia settimana di ferie è stata decisamente buona. Una visita al lago, Mare, spiaggia, ma sopratutto il weekend, dove ho avuto il piacere di ospitare i ragazzacci di HorrorDipendenza, dove ridendo e scherzando tra una casa infestata e un giro di tavola Ouija, siamo riusciti a scolarci l'impossibile. E i film? Tantissimi. Essendo estate mi sono scelto come tema qualche Shark movie (nuovo e vecchio) ma anche spaventapasseri e avventure nei boschi, tra mostri e bigfoot. La qualità? Meh. Ci sono anche i film mainstream, ma quelli vediamoli il prossimo mese.

RUIN ME

Scovato da un contatto americano su instagram, che lo salutava come "Scare Campaign meets Fear inc." ed era giusto che attirasse la mia attenzione. Peccato che non ha praticamente quasi nulla da condividere con quelle due pellicole. Letteralmente "Rovinami" è un gioco nel quale i concorrenti vengono rapiti e portati in un luogo X dove devono risolvere piccoli enigmi mentre vengono messi a contatto con le loro paure. Il problema, oltre ai limiti del budget - è che dopo la mezz'ora iniziale i personaggi vengono presto alla noia, non c'è interesse nel procedere nella vicenda, ma sopratutto ti accorgi che non c'è nulla di horror. Solo nel terzo atto si smuove qualcosa, e nel finale scopri che effettivamente ti hanno preso in giro. Più di una volta addirittura. Altro che Scare Campaign! Lì non mancava nulla! C'erano tutti i clichè dell'horror sapientemente miscelati con qualcosa di nuovo. Qui invece a pensarci bene, persino la protagonista (bruttarella), non crede più di tanto al progetto...E allora a conti fatti, potete anche evitare.  VOTO: 1.5 /5


SCARECROWS

La premessa è sempre la stessa: C'è un auto con 4 teenager a spasso per la campagna, che durante una piccola escursione verso un lago tra uno scherzo e una scopata non si ritrovano più la macchina. Finiranno per infiltrarsi nel campo di grano di un contadino per scoprire che...niente. Perchè il titolo è Scarecrows, ma gli spaventapasseri non sono poi cosi rilevanti ai fini della trama. Tanto per cominciare, come dicevo, la premessa è sempre quella, con le coppie messe in contrapposizione, il ragazzo atletico ma stupido contro quello più serio e meno "cool", la ragazza facile e zoccolona con l'amica meno ribelle. Poi c'è il tema del viaggio, la scampagnata verso il lago, che tra l'altro occupa tutto il primo terzo di film. E lasciatemelo dire - è meno noioso di quanto pensate. Scritto in maniera vivace, simpatica, in un certo modo continui a vedere il film proprio perchè ti accorgi che questì 4 in fondo ti stanno a cuore. Poi spunta il villain. Un contadino che assomiglia più ad un Wrestler -ma diciamo pure Undertaker- armato di falce e cappello. E quando i giovani non trovano più la macchina a chi chiederanno informazioni? Poco importa se ci sono i corvi in giro per si litigano delle dita mozzate. La delusione arriva quando capite che non c'è nulla di sovrannaturale, e che il tizio non fa altro che rapire la gente intorno al suo campo per usarli come spaventapasseri umani, rigorosamente anestetizzati. Di buono, oltre al fattore intrattenimento, c'è anche che un atmosfera per niente sgradevole, e grazie a dio ci risparmiano l'happy ending, ma dall'altra parte, la figura del villain (e suo figlio) non è troppo caratterizzata, e viene dimenticata subito dopo la visione che però potete tranquillamente dargli (una volta). Puzza un pò di occasione sprecata secondo me, perchè in generale il cast fa un buon lavoro e la scrittura nella prima parte è veramente vivace e divertente.VOTO: 3 /5


PRIMAL RAGE

Bomba. Per quello che mi riguarda una piccola sorpresa. Inizia come un filmetto di quelli amatoriali con i colori incasinati all'inverosimile da qualche programma tipo premiere, per poi diventare qualcos'altro di veramente divertente. Abbiamo questa biondona che passa a prendere il compagno in uscita dalla galera. In macchina si litiga, ci si incazza, ma subito si fa la pace, e ci si bacia appassionatamente. L'horror arriva quando per poco non investono un tizio, che però sembrava già gravemente ferito (o mangiucchiato). Peccato che prima di potersi fare qualche domanda, ecco che arrivano delle sassate, che beccano il ragazzo in testa facendolo cadere per il fiume ai margini della strada. E qui (cosa vista raramente) assistiamo al salvataggio dell'uomo forte dalla parte della bionda scema, che si lancia in acqua lasciando tutto in balia degli eventi. E che eventi. C'è un Bigfoot da quelle parti. Si riprende il suo cadavere masticato e mette gli occhi sulla coppia, ormai dispersa nei boschi. In loro aiuto, un gruppo di cacciatori redneck del posto, che prima li denigravano, ma poi...lo sapete. Primal Rage stupisce. Perchè effettivamente, al contrario di tanti film sui bigfoot (tipo Devil in the mountain o qualche roba Asylum) il mostro lo vedi proprio, ed è caratterizzato benissimo. Un gorillone mostruoso con una maschera di legno, che sfoggia una perfetta imitazione a metà tra John Rambo e Jason Voorhees. Sul serio, il nostro da la caccia alle sue prede mettendo trappole e scoccando frecce mentre si mimetizza nella giungla. Poi quando si è faccia a faccia, oh - si passa alle mani. Ma dietro la maschera ci sarà una faccia o serve per coprire la mancanza degli effetti speciali? No, cazzo, gli effetti sono fantastici. La faccia c'è, è animatronica ed è realizzata perfettamente per un film a basso budget. E non parliamo degli omicidi, articolati e divertenti. C'è pure una testa schiacciata con le mani che neanche Victor Crowley. Insomma uno slasher vero e proprio con un bigfoot. Di negativo c'è solo una pausa verso la fine, con la ragazza rapita (e stuprata.... dal bigfoot), mentre il marito si fa un trip con la vecchia di Pumpkinhead. Finale bomba. VOTO: 3.5 /5


BIG LEGEND

Ecco, come Primal Rage, ma decisamente ad un livello più basso. La coppia si addentra nel bosco, lui è un figone ex-marine tutto ti-spiezzo-in-due, e nella sera dove decide di fare la proposta di matrimonio alla sua bella, arriva il bigfoot che gliela porta via. Ma noi del pubblico non vediamo niente. Passa un anno sotto le cure della psichiatra Amanda Wyss (invecchiata benissimo, dopo il primo Nightmare), e lo convince che non essendoci prove si è immaginato tutto. Allora torna a casa, ma la mamma Adrienne Barbeau (cameo figo numero 2) dice che non lo riconosce più - anzi afferma che -" il figlio che conosco sarebbe ritornato in quel posto a cercare le prove". E allora (grazie mamma) ecco che si ritorna nel luogo del misfatto, dove dopo una bella passeggiata di 10 minuti il bigfoot gli sfascia la macchina, sempre fuoricampo - of course, affinchè il pubblico non possa vedere nulla. Cioè - lo attacca direttamente, gli infila un albero dal finestrino, ma la camera è sadica e inquadra sempre il protagonista. Poi spunta un vecchio con un fucile, che afferma di non aver visto niente, ma decide comunque di aiutarlo nella ricerca. E qui il film si affloscia che è un piacere. Seguono 40 minuti di NOIA più assoluta, con vari suoni e attacchi del mostro senza che il pubblico non riesca mai a vedere NULLA. Viene voglia di togliere il film al pensiero che magari nel finale era tutta suggestione. Poi però arriva l'ultimo atto, e in particolare negli ultimi 20 minuti il bigfoot si mostra davvero. Inizialmente fuori fuoco, poi solo qualche pezzo. Poteva essere "Un costume di Chewbecca ricolorato di grigio" come diceva la mia ragazza, e aveva pure ragione. Ma nella scazzottata finale (si, -scazzottata è la parola giusta), il mostro si lascia ammirare, e non è neanche male. Il fatto è che se ci sono pochi soldi nel piatto, è giusto che si lasci il grosso verso la fine. E alla fine almeno succede qualcosa, esplosione compresa. Rimane il colpo di scena finale, con il nostro in ospedale che riceve la visita di Lance Henrikessn (cameo figo numero 3), che gli propone il sequel. Fate voi. VOTO: 2.5 /5 

HUSK


Ancora un film incentrato sugli spaventapasseri, solo che questo sembra veramente un horror, e non uno slasher come Scarecrows. Non è proprio recente, ma mi sembrava giusto parlarne qui, in questa mini-maratoncina che mi sono fatto. Husk pare che sia una specie di remake dello Scarecrows del 1988, ma in verità non si assomigliano molto. Non ci sono i militari, ne un bottino da condividere e l'unico punto in comune sono gli spaventapasseri assassini che attaccano i nostri protagonisti. E stavolta il sovrannaturale c'è eccome. Al solito, gruppo (un pò misero) composto da teenager che finiscono fuori strada con la propria auto, (bastaaa!) ed entrando in una casa in mezzo ad un campo di grano, perchè sembra la cosa migliore da fare. Dopo qualche avvistamento strano, si arriva al nocciolo del problema: "C'è qualche maledizione su quel posto", e viene persino raccontata a puntate attraverso qualche flashback, direttamente nella testa di uno dei protagonisti sottoforma di visione, un pò alla Final Destination. C'entrano i vecchi proprietari, un omicidio insabbiato, e ovviamente gli spaventapasseri. Nonostante il basso bodycount, c'è un buon ritmo, molta azione, che coinvolge un inseguimento in auto e qualche colpo di fucile qua e là. Buoni anche gli effetti speciali. Curioso tutto il procedimento che una vittima deve seguire per diventare una delle creature, sicuramente non da tutti (io per esempio non so cucire a macchina). Adesso però, mi spiegate perchè uno dei ragazzi è il clone di Michael C. Hall? Sul serio, io vedo un giovane Dexter lì' in mezzo! Chiamate la showtime, che facciamo la stagione-prequel. VOTO: 3 /5


WELCOME TO THE JUNGLE

Nemmeno questo è troppo recente (un corno, almeno di 10 anni fa), ma le ferie esistono proprio per questo, vedersi cose che hai nel mucchio con la scritta "da vedere" prima che ti cada addosso. Welcome to the Jungle era finito proprio in quel mucchio perchè avevo letto da qualche parte (Nocturno? Fangoria?) che era un remake neanche troppo mascherato di Cannibal Holocaust. La trama vede queste 2 coppie in gita verso la Nuova Guinea per girare un documentario sul figlio del dovernatore Rockfeller, scomparso nei primi anni '60, forse mangiato dai cannibali. E tutto un found footage, girato con 2 videocamere handycam abbastanza economiche, e per la prima metà è una discreta rottura di coglioni. Si arriva ad odiare la coppia bionda, che iniziano a ubriacarsi costantemente, ogni notte, scherzando e urlando. Si separano dagli amici tramite una zattera e finiscono cibo per gli indigeni del posto. Il mattino dopo l'altra coppia parte alla ricerca e seguono tutte le tracce fino all'amara verità. Cosa c'è di buono: la versione dell'impalamento di Cannibal Holocaust qui è rifatta, ma solo dalla bocca e per orizzontale. Nulla di speciale. Cosa c'è di sconcertante: i titoli di coda. Leggi che il film è prodotto da Gale Ann Hurd (ex moglie di James Cameron, produttrice di tutti i film del marito, più The Walking Dead, insomma una che ha soldi a palate) e diretto da Johnathan Heinsleight (regia del The Punisher del 2003, e sceneggiatore di un mucchio di cose, tra cui Armageddon, The Rock e Con Air). Com'è possibile che sia uscita sta cosa insipida? VOTO: 2 /5


SHARK - IL PRIMO SQUALO


Ormai penso che l'hanno visto anche i muri, vista la quantità di recensioni che ho letto in giro. In principio il titolo era Meg, che appunto era l'abbreviazione di Megalodonte, mentre i nostri distributori italiani hanno ben pensato che uno "shark" generico potesse andare bene. La trama (tratta da un libro) è ben nota, con questi professionisti in una piattaforma marina ultracostosa che scoprono nel fondo dell'oceano un'apertura dove dall'altra parte sono sopravvissuti organismi marini preistorici. E ovviamente un megalodonte riesce a passare, mettendo a rischio la coscienza dei nostri protagonisti. Ci vuole Jason Statham, eroe d'azione tutto d'un pezzo, per salvare la situazione. Ecco, il commento più ricorrente su internet è "trash". The Meg è un film trash. Uno che conosce il termine, ma non ha visto il film, potrebbe pensare che assisterà a scene impossibili, magari con Statham che tira calci al megalodonte, o quest'ultimo che vola e spara raggi laser dagli occhi. Dopo ben 6 Sharknado siamo pronti a tutto, sbaglio? Invece NO, non siamo per niente dalle parti di un film trash. La sceneggiatura è divertente, i personaggi sono spiritosi, da Rain Wilson (La casa dei 1000 corpi), a Ling Bin Bin (Resident Evil 5), la messa in scena è molto lenta, e le scene d'azione non sono poi tantissime. Il budget era parecchio altro (oltre i 100 milioni) e di conseguenza il nostro squalo sarà decisamente valido, eppure gli manca qualcosa. Il fatto è che ogni film di questo genere viene confrontato con quello del 1975 diretto da Spielberg. E il paragone non si pone mai, in quanto quello di Spielberg è realizzato per durare in eterno, mentre Meg, è un film del 2018 fatto per l'estate del 2018. E' intrattenimento puro e semplice e per quanto odio dirlo, è fatto proprio per quei ragazzini di 14 anni che nella fila avanti alla mia applaudivano e gridavano. Prima che li minacciassi di spezzargli le mani, ovvio. C'è da constatare comunque che negli ultimi anni cominciano ad uscire film interessanti su questo sottogenere, da Paradise Beach a 47 metri, dimostrando che il bel Blu Profondo non è stato un caso. Quindi si, se siete fan degli shark-movie e vi siete rotti i coglioni di noleggiare quelle cagate di serie C, andate pure a vedere sta roba, di sicuro non è un film Trash. VOTO: 3 /5


ZOMBIE SHARK


Ecco questo è esattamente l'opposto di Meg. La settimana dopo la visione al cinema di quest'ultimo ci siamo detti "facciamoci una maratona di shark-movie." I titoli presi a caso sono stati Shark Week, Summer Shark Attack, Zombie Shark e Shark Attack 3. Mi concentro su Zombie Shark in quanto è il più recente, ma sappiate che nel mucchio...il migliore è Shark Attack 3. Che non a caso parla di un Megalodonte anche lì', e per una volta non ci sono neanche squali digitali, visto che sono riprese di veri squali ma "ingigantiti" da qualche software (o a volte rimpiccioliscono le vittime, ma fa lo stesso). Ah, e il peggiore è sicuramente Shark Week (diretto da Chris Olen Ray, figlio di Fred Olen Ray, quello di Hollywood Chainsaw Hookers). Comunque, Zombie Shark dicevamo. La povertà dei mezzi è incredibile. Gli effetti speciali sono inguardabili, eppure siamo riusciti ad arrivare alla fine quasi senza problemi. Con 2 litri di birra in corpo, certo -- ma comunque senza gravi problemi. C'è uno squalo che grazia a qualche virus fatto in laboratorio ritorna in vita, e morde altri squali, infettandoli - ovviamente. Possiamo assistere a teste di squalo mozzate che continuano ad attaccare, vi rendete conto? Per non parlare del mega attacco sulla spiaggia, dove i nostri respingono gli squali dalla riva a colpi di machete. O di uno squalo con un pezzo di machete che sporge dalla testa, e lo usa per attaccare. Incredibile, ma vero. Seriamente, il film è brutto, ma se seguite queste cose, lo sapete meglio di me. Nella scala di bruttezza sono sicuro che non è il peggiore, ma neanche il massimo, anche perchè povertà degli effetti a parte, è necessario far vedere gli squali muoversi così velocemente? Sembrano automobili, ma in acqua la fisica dovrebbe essere un pò diversa! E lo so che non bisogna farsi certe domande con questi film, ma a volte se la trama o i personaggi non ti prendono, succede questo: il cervello si ribella e per non morire inizia a farsi domande. Ed è un bene, credetemi. VOTO: 1.5 /5


DOWNRANGE


Il giorno di ferragosto eravamo ad un punto morto. A pranzo la solita abbuffata ok, e il pomeriggio saremmo andati al cinema, ma poi? La noia. Meno male che il giorno prima eravamo passati al mediaworld per fare l'ennesima razzia di roba a caso con il 50% di sconto. E nel mazzo c'era Downrange, preso solo perchè portava la firma di Ryuhei Kitamura. "Chi è costui?", vi chiederete voi. E' il regista di Midnight Meat Train e No one lives, un paio di film che ho reputato decisamente buoni (meglio il primo, però). Kitamura è un giapponese che sembra l'erede di Scott Spiegel (o Sam Raimi) per quanto riguarda l'energia delle inquadrature. Nei suoi film la telecamera a volte ti sorprende, inquadra in maniera non umana, si stacca da terra per fare panoramiche di 360°, finisce al contrario, entra dentro un corpo, sembra una specie di fantasma che riesce a vedere ovunque, anche dentro i muri. E - si - a volte è necessaria la Computer Graphic per aiutare a compiere questi prodigi. Downrange parte da una premessa semplicissima: Un gruppo di amici in auto. Una gomma a terra. Si fermano a cambiarla, ma notano un proiettile. C'è un cecchino nascosto da qualche parte, che si diverte come un matto. E basta. Non c'è altro, ne lo vogliamo, per un ora e mezza tutto quello che vediamo sono questi poveracci che escogitano i modi più incredibili per riuscire a levarsi di mezzo. Ed essendo una strada il luogo della vicenda, non è detto che saranno gli unici con questo problemino. Il film è abbastanza serrato e ti mantiene concentrato per tutta la sua durata. La struttura è decisamente a spirale, con le soluzioni che diventano sempre meno certe e gli eventi che cambiano continuamente, fino ad arrivare all'ultimo atto dove si grida un bel "vaffanculo" dentro e fuori dal film. Perchè alcuni personaggi ad una certa non reggono più. Chi vuole semplicemente bere un sorso d'acqua, chi capisce che non c'è via d'uscita e vuole farla finita...ed è tutto abbastanza verosimile. Fino al finale. Nel finale succede di tutto, ed è li che lo spettatore viene messo alla prova: se ha seguito i protagonisti sarà diventato folle tanto quanto loro, e si lascerà andare in una risata liberatoria, al contrario chi non è riuscito a farsi "catturare" dallo spirito del film s'incazzerà decisamente. VOTO: 3.5 /5


BLOOD FEAST


Un remake decisamente difficile, quello di Blood Feast. Come riuscire nel 2018 a scioccare il pubblico alla stessa maniera di come aveva fatto Herschell Gordon Lewis negli anni '60? Semplice, non ci hanno nemmeno provato. La regia è del tedesco Marcel Walz, quello di Seed 2, e adesso che ci penso tutta la produzione credo che fosse tedesca, e per quanto i tedeschi siano bravi con lo splatter e la rozzezza generale (vedi il gruppo di Itterbach, Andreas Schnaas, Timo Rose e compagnia bella), per Blood Feast serve anche qualcos'altro - come la "sensibilità", una qualità che decisamente manca dalle loro parti. Protagonista del ristorante, è sempre il signor Ramses, stavolta interpretato da Robert Rusler, riesumato dagli anni '80 da film come Vamp e Nightmare 2 (ve lo ricordate? Era Ronny, l'amico di Jessie). Nella trama, la carne - lo sappiamo, è sempre più costosa, ma come dice la figlia del nostro protagonista: "servirla scaduta è un pò troppo". Meno male che arriva l'illuminazione: il Sig. Ramses ha un secondo lavoro; fa la guardia di sicurezza nei turni di notte in un museo, e sarà qui che gli apparirà la dea Isthar per dare la soluzione a tutti i suoi problemi. Il film non sarebbe neanche male, ma purtroppo deve fare i conti con il titolo che porta. Le buoni intuizioni non mancano, come quando Ramses inizia a procurarsi le vittime, ogni volta indossando una maschera sacrificale, ma sono tutte cose che oggi iniziano a starci strette, anche perchè la saga di Hostel ormai è già vecchia. C'è il cameo del buon Gordon Lewis, che appare in un vlog da youtube su un portatile, come se dovesse dare istruzioni al regista, più che al protagonista. E parlando di cannibal, la moglie di Ramses è Caroline Williams, la Stretch di Non aprite quella porta 2, ringiovanita tantissimo rispetto agli ultimi film (come Contracted del 2013, dove era decisamente imbolsita). Però nonostante tutto questo, quando bisogna arrivare al banchetto finale non siamo carichi per niente, è come se il film fosse un lungo tempo morto in preparazione ad un altro momento morto. E da come ho capito la gestazione del film è stata leggermente travagliata (era già terminato nel 2016), magari con un pò di attenzione in più in fase di scrittura ne usciva veramente qualcosa di appetibile, e non uno slasher stanco con qualche momento cannibal-wanna-be. Io mi rivedo il Ristorante all'angolo, che almeno lì si ride di gusto. VOTO: 2 /5

VAMPIRE CLAY

E un film giapponese ogni tanto ci stà, almeno qui siamo sicuri che in fatto di bizzarie non usciamo delusi. E ovviamente ci abbiamo preso. Il regista è un tecnico di effetti speciali, a lavoro già su Tomie Vs Tomie e l'Abc della morte 2. La trama vede un gruppo di studenti appena arrivati in una piccolissima scuola d'arte, sistemata alla buona all'interno dello studio di un vecchio artista morto suicida. Gli studenti sono tutti incazzarecci, perchè consapevoli di essere dei "terroni", o comunque ragazzi che vengono dalle campagne, e che quasi sicuramente non hanno speranza di essere ammessi in una prestigiosa scuola d'arte, visto che i ragazzi di città hanno molte più possibilità di loro. E a dirla tutta anche l'insegnate ha degli enormi problemi di autostima, per non parlare del fatto che non insegna poi un granchè ai suoi studenti, oltre al fatto di dire "bello" o "pessimo" verso i loro modelli di creta. E per la buona parte della prima metà di film ci si sofferma molto intorno a queste cose, come se fossero alla base della vicenda. Meno male che non è così, e la musica cambia brutalmente quando una delle studentesse prende della vecchia argilla in un sacchetto di plastica, che subito a contatto con l'acqua si comporta in modo strano. L'argilla in realtà è ovviamente maledetta, e pretende sangue. Siamo in un horror giusto? Giusto. Ma essendo un horror giapponese le cose sono molto più weird di così. L'argilla è in grado di assimilare l'ospite, tipo La Cosa di Carpenter e tutto questo anche da ferite minuscole, tipo un taglietto su un dito. Il punto forte del film, ovviamente sono gli effetti speciali, con tante protesi applicate, e persino la cara e vecchia stop-motion. Alla fine le spiegazioni ci sono tutte, si mostra il villain vero e proprio, ma a noi del pubblico a questo punto interessano gli spettacolari effetti speciali. E non siamo delusi. Decisamente consigliato, specie agli amanti del cinema giapponese che vogliono qualcosa di diverso dalle solite stronzatone della Sushi Typhoon. VOTO: 4 /5


THE END? - L'INFERNO FUORI


Qui è difficile. Recensire il film di un amico. Come farlo senza sembrare nè un leccaculo, nè uno stronzo invidioso? Conosco Daniele Misischia da diversi anni ormai, per la precisione da quando facevo anch'io i cortometraggi. Mi sembra di ricordare che ci siamo conosciuti via internet grazie all'Alex Visani forum award, dove si iscrivevano i cortometraggi e qualche recensore più o meno valido diceva se eri una merda o se hai fatto bene il compitino. Ovviamente se facevi fan movie eri già discriminato. Io ero duro di testa e cercavo di imparare più che altro a montare e a fare un pò di tutto, e trovavo che i fan movie erano il modo migliore, visto che con il titolo già tutti sanno di cosa parli. E tra i miei primi corti infatti ci sono Scream, Nightmare, Leatherface e così via fino a Silent Hill. Tutti pessimi, ma perfetti per capire come si sta dietro una telecamera. Il percorso di Daniele credo sia stato più o meno simile, visto che anche lui si è cimentato dietro a diversi corti, da Resident Evil, a Tomb Rider, a Silent Hill e così via. Il suo stile è energico, deciso, dritto al punto. Adora zoomare per il dettaglio, alla Sam Raimi, e prevalentemente gli piacciono i colori freddi. Ovviamente siamo subito andati d'accordo, e devo dire che è uno dei pochissimi che mi ha sempre dato attenzione nei miei video. A differenza di me però, Daniele è andato oltre. Molto oltre. Ha fatto un film, "il giorno dell'odio" che come tutte le opere prime, mostra tutti a cosa tiene davvero. Gli piacciono i noir, i polizieschi, l'azione, le sparatorie. Dopo una web series, incontra i Manetti Brothers, e da lì finisce per lavorare sul commissario Rex. Insomma la strada ora era spianata, e da lì era questione di poco prima che arrivasse al cinema. Ed eccoci quà, siamo nel 2018 tutti a lamentarci che non si fa più l'horror in italia, quando se invece ci guardiamo intorno siamo pieni di giovani registi che non vedono l'ora di lanciarci secchiate di sangue in faccia. Ma parliamo di The End, prodotto appunto dai fratelli Manetti. The End è secondo me un film  assedio, più che un vero Zombie-Movie. Nella trama abbiamo Paolo, che si sta recando a lavoro, e per sua (s)fortuna finisce bloccato in ascensore mentre fuori scoppia l'apocalisse. C'è un epidemia di morti viventi in corso, ma noi, per un ora e mezza vedremo solo esclusivamente quello che vede Paolo. E' un film a basso budget, ovviamente, pertanto non possiamo pretendere World War Z (che tra parentesi mi sembra di ricordare che era pure bruttarello). In fondo credo che hanno costruito in uno studio solo l'ascensore e il corridoio davanti. In situazioni come questa, con pochi soldi e una location, contano solo due cose: la sceneggiatura, e l'attore protagonista. La sceneggiatura deve essere fottutamente ottima se deve tenere sveglio il pubblico per un ora e mezza, e devo ammettere che Daniele è riuscito nell'impresa. Ci sono cose che possono non essere nelle corde di tutti (la battuta su Sinatra?), ma nell'insieme vogliamo proprio vedere come va a finire. E per quanto riguarda l'attore protagonista, Alessandro Roja, fa un ottimo lavoro anche lui, nulla da dire, anche se ammetto che non mi è piaciuto molto il personaggio di Paolo. E' fondamentalmente uno stronzo, cornifica la moglie, e per quanto mi riguarda volevo vederlo morto dopo mezz'ora. E invece no, probabilmente hanno pensato che essere bloccati in ascensore sia la giusta punizione, il giusto percorso di redenzione. Anche se effettivamente non combatte poi molto. Passiamo agli zombi (o infetti, non si capisce bene). Ecco gli zombi non mi hanno detto nulla, non tanto per il makeup più che valido (by Carlo Diamantini), ma più che altro per come arrivano. Saranno una dozzina in tutto il film, e se ne stanno silenziosamente ai lati dell'ascensore, per poi infilare le mani dentro e beccarsi una pallottola. E sono più o meno tutti uguali, non ne ricordi uno preciso, come che ne so, il Dr. Tongue di Day of the Dead o lo Zombie Ghandi di Dawn of the dead. Secondo me i momenti migliori sono stati quelli di interazione con gli altri sopravvissuti, come la stagista o l'agente Swat Marcello. Ecco, con qualche soldarello in più, avrei preferito suddividere il film con 3 punti di vista, ovvero Paolo, Marcello e la stagista. Magari potevano comunicare in videochiamata con la rete Wi-Fi dell'azienda, e darci qualcosa in più in fatto di azione. Azione un pò diversa almeno, bastava il corridoio di uno scantinato con Marcello che sparasse e tirasse calci a qualche zombie, o la stagista chiusa in una stanza sotto una scrivania. Sarebbe stato sempre poco costoso, e avrebbe dato un pò di pepe in più, invece che sentire per un oretta le conversazioni dal telefono o dal citofono dell'ascensore. Ottimi gli effetti audio, potenti e altissimi, come dovrebbe essere, e al minimo la CG che c'è ma non è mai invadente. Buono il finale, che pesca un pò dai 28 giorni dopo (avranno chiuso davvero un quartiere a Roma?). In conclusione, Daniele secondo me ha raggiunto un livello altissimo, ma in gran parte perchè ce l'ha nel sangue, e The End-l'inferno fuori, registicamente non si discosta molto dai suoi precedenti lavori con tanto di camera mossa, e dialoghi in romanaccio stretto. Non può ovviamente essere un prodotto che piacerà a tutti, magari abituati alle risse da videogioco, o alle americanate varie, ma in generale possiamo dire con certezza che possiamo considerare The End una buona ripartenza per il cinema horror italiano. Anche se saranno 10 anni che riparte sto cinema horror italiano. E Raffaele Picchio, e Federico Zampaglione, e Gabriele Albanesi e i fratelli Manetti...ci decidiamo a capire che si può investire davvero su questi film? Come facciamo a rinascere davvero se poi andiamo a vedere le solite stronzate? Io e Pamela ci siamo visti il film di Daniele nel giorno di ferragosto, preferendolo a Ant-Man 2. E in sala eravamo in 7, mentre AntMan era piena. Ci meritiamo i cinepanettoni. VOTO: 3 /5    

E anche stavolta siamo alla fine. Grazie a tutti i lettori, come al solito ci si rivede per il prossimo mese, che vedrà sicuramente una novità o due. Stay Scared!

5 commenti:

  1. Visto che ero anch'io in tema bigfoot ("Primal Rage" bomba, quando il mostro attacca fa davvero un casino con quelle manone, "Big Legend" bah, carino ma anche no), ho completato la tripletta con "Abominable" (2006), con Lance Henriksen e il beneamato Jeffrey Combs. In pratica un home invasion con il sasquatch e un paio di omicidi più ignoranti della media (non penso di spoilerare niente a nessuno se dico che il finale di "Primal Rage" ha più di un debito con quello di "Abominable").
    E poi c'è "Hereditary" che vabbè... non mi straccio le vesti come tutti, ma secondo me è profondamente più malato ed inquietante de "L'Esorcista". A pensarci bene, la cosa più creepy è la giovane età del regista in confronto al controllo e alla perfezione tecnica di un esordio tale. Bravò.

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    1. Abominable lo conosco bene :-) Hereditary l'ho visto anch'io, non capisco tutto il chiasso che gira, ma comunque buono, ne parlerò meglio il prossimo mese.

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  2. Bravo Luca, direi che concordo sia su SHark che su The End. Per il primo posso dire che ovviamente non ci troviamo davanti ad un capolavoro, ma il film di Turteltaub neanche ambisce ad esserlo, ma cazzo, in sti anni ce un sacco di gente che sbava per quelle minchiate della Asylum (casa di distribuzione che odio) e magari critica questo simpatoco pop corn movie? Lo squalone fa la sua porca figura (anche se in effetti entra in scena un po tardi e non fa quella strage che ti aspetteresti, non posso far a meno di pensare che se lasciavano il lavoro in mano a Roth sarebbe venuto fuori uno shark movie gore e scorretto, ma il pg13 porta mocciosi in sala e quindi più soldi, pazienza.

    Su the end? è un film che ha i suoi limiti, ma considerando che è una produzione piccola Misischia ha fatto un mezzo miracolo, il film scorre che è una meraviglia il grande Alessandro Roja (uno dei tanti talenti scoperti dal MAESTRO Stefano Sollima, Roja infatti era il Dandi nella serie cult Romanzo Criminale) fa un ottimo lavoro di performnance reggendo praticamente da solo tutto il film, i trucchi sono del mio amico e compaesano Carlo Diamantini quindi un punto in più, avercene di pellicole così made in italy.

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    1. Ecco finiamo sempre a parlare di Roth XD Comunque si, se lo faceva lui come doveva essere in principio, vedi che la scena finale era come il Piranha di Alexandre Aja. Una pacchia insomma. E invece abbiamo un film per famiglie. E vabbè. Su The End, come ho detto è più che buono, specie nel contesto in cui si trova.

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